domenica 16 settembre 2007

Ma si che il tempo passa e siamo forse troppo Italiani


Uno tra i grandi Problemi che attanaglia questa moltitudo di genti relegata al ruolo di popolo della “ Serva Italia “ è che - storicamente – si è sempre partiti dal dopo per attuare il prima.
Famigerata frase dell’ abbiamo fatto l’italia ora bisogna fare gli irtaliani e non il suo logico e giusto contrario, campeggia in ogni Istituzione o attività che sia perseguita o perseguibile dalla Gens stessa.
Così non a caso, al giorno d’oggi quando si menziona una farraginosa burocrazia o un modo di fare particolarmente “ partenopeo “ se ne da, in primis, la colpa a quel passato che attanaglia ma ahimè non voi è più; perché se solo per un attimo fosse stato, ne avesse avuto facoltà, avrebbe forse migliorato di tanto quelle forti negatività che giornalmente, ci portiamo dietro.
E quindi la colpa della dominazione, degli usurpatori e di tante latre “ figure “ teatrali che imperversano e hanno imperversato nella nostra penisola.
Da parte nostra nulla perché istituzionalmente ne usciamo sempre lindi e immacolati.
Nella scuola – organo nel quale mi trovo ad operare ( o meglio forse sono operato ‘ mentalità italiana ) il discorso rappresenta l’incipit di tutta questa nostra con_versazione.
Si parte da un presunto nemico da redimere con i mezzi più di Elisabettiana memoria, ad un alunno da educare attraverso non il dialogo – di fedele matrice Greca – ma il monologo del “ tu devi che altrimenti io … “
Ed è ovvio che nella maggior parte dei casi l’effetto sortito sia diverso per quanti “ bravi ragazzi “ sappiano rigirare la boa ad ogni presumibile giro di walzer.
Chi si erge dalla cattedra è come quel D’Azeglio che dopo mesi di soppressioni gratuite e di “ Italianismo “ per forza o per la morte se ne usci di scena dicendo al gia esule Garibaldino “ io ciò che era di competenza mi l’ho fatto; mo’ vedetevela voi “.
Facile.
Facile e terribilmente Italiano.
Se pensate che questa mentalità da prima del 1860 è arrivata fino a noi capirete i tanti perché che vi attanagliano in petto.
Le riforme gratuite prima ancora di una istituzionale “ isola dei riformati 2 ne sono la più completa dimostrazione; e sii arriva paradossalmente a divenire come gli attempati colleghi pregni di lassismo e con l’unico scopo di punire anche li dove non vi è ne imputato ne colpa.
La scuola diventa un tribunale per ciò che è giusto e ciò che non lo è; e se oggi è giusto fare così, attenti, perché domani potrebbe essere sbagliato.
Non vi è metro valutativo per chi predica la nota e l’impreparato e poi promette soggiorni primaverili a classi di 100 persone a Sharm.
Non vi è e non vi potra mai RAZIONALMENTE ESSERE.
Ma la scuola è il “ locus “ dell’ irrazionale e è metro delle sue apparenze.
E datosi che la facciata, il “ balconcino “ ( o meglio I balconcini ) devono essere fatti salvi, va bene così.
E chi si prodiga, ,chi crede nella reale modifica prima ancora che nel fantomatico o utopistico cambiamento si trova o al di fuori delle mura osteggiato da tutti o a bere la cicuta perché da secoli “ dura lex sed lex “.
Ma le leggi sono come gli inganni; escono quando c’è necessità di sfoderare qualche opportunismo mascherandolo sotto l’ala protettrice del Principio.
E’ stato sempre così, bella Storia intendo no ? e fortunatamente non solo da noi.
E quindi di pari paso arrancando e chiedendosi il perché non si possa per istinto naturale ritornare a quella specie selvaggia da cui proveniamo, la testa si inizia a far sentire con dolori sempre più forti che la cingono ad una fronte sempre più sudata e ad una bile che non v’è più.
Si fa il proprio mestiere ? guai ! non lo si fa ? guai lo stesso.
Si punisce li dove non si doveva ? nemici. Non si punisce perché si preferisce comprendere e risolvere ? nemici comunque dall’ altera pars: quella dei colleghi pronti – “ causa abilitandi “ - al consiglio che diviene dictat il momento in cui si decide se sei dentro o fuori.
E quindi tutti i buoni propositi di una scuola che davvero possa insegnare qualcosa ( primo fra tutti io gradino sociale della perseveranza e della onesta di fondo ) diviene inevitabilmente quella “ vallettopoli “ in partenza dove necessario è fregarsi a vicenda con escamotage o scaramucce perchè secondo una convinzione vecchia come il mondo, sovrano a parte l’uomo è nato e si è fatto carne ed ossa prima che spirito per sfottere.
“ attenti che vi fregano “ si erge nell’ altro dei cielo da quella trincea che è prima del primo suono della chiamata alle aule.
“ Attenti perché VOI non siete loro amici, ma loro educatori e come tali vi dovete comportare “.
Ma, mi chiedo, come può un educatore prendere sotto la sua ala protettrice al fine di migliorare un fanciullo se non lo sente parte di se ma lo sente altro da se ?
e la “ maxima debetur pureo reverentia “ di memoria evangelica ?
Per “ filòs “ non si intende bisboccia assieme ma quel connubio che fa si che l’altro me stesso capisca che se stiamo scalando le vette di una cultura sempre più particolare con la corda si fa un po’ per uno.
Ma se io sono appeso come lui e entrambi tramite dispettucci, cerchiamo di tirarci giù, non finiremo entrambi nel baratro forse ?
In modo speciale se non ridoneremo la vita a Nostra Signore, sicuramente saremmo parte di quella Causa che è il nostro più prossimo essere relegati al cortile.
Come i polli che beccano senza sapere ahimè di poter essere beccati.
Ma la facciata è salva perché Dio o chi per esso la salvata.
Attraverso il pro forma dell’ abito elegante e del picchetto davanti a chi – un domani molto prossimo uscendo da quella realtà – a stento avrai ancora modo di riconoscere.
La figura istituzionale del professore che non professa più nulla: tranne il suo essere rimasto con “ una scarpa e una ciavatta “ perché troppo fedele e relegato al ruolo dei suoi verbali, dei suoi registri delle sue scartoffie e ben poco alla Materia che andava dicendo di praticare …
Chi ha orecchie per intendere, intenda; chi ha ancora una maglia di cuore per comprendere allora comprenda …

ArkèTypo

lunedì 10 settembre 2007

LUI, NON CI HA TRADITI !!!

Quando l’ignobil l’otto di settembre ovvero Cronache di una protostoria tutta all’ Italiana


“La storia fatta di silenzi,
di falsificazioni,
di mistificazioni,
non è maestra di vita…”
Jan Palach



Se è vero che la Storia non si fa con i se, vero è anche che con il senno del poi la storia è solo mistificazione.
Puro “ instrumentum “ di quel regno che è loco dei vincitori, verità di scettro, imposizione di regime.
Se il grande gesto eroico della stampella di un Enrico Toti suscita compiacimento e d esaltazione di qua del Piave, di la può essere segno di scherno, ilarità e sicuramente di odio o nel peggiore dei casi di vigliaccheria.
Non ci avvalleremo - certo – di tutti gli esempi che questa invalida Maestra ci potrebbe tirar fuori dal magico calamaio, ne tanto meno, assumeremo l’onere per noi, dei relativisti dell’ ultima ora che si compiacciono solo ed esclusivamente del piatto a loro posto da Francia o Spagna ma ; né andremo dietro – da gregari – all’ Idea perentoria che esista per questo bipede illuminato un bene o un male e che il bene sia a sinistra mentre il male a destra o viceversa.
Noi saremmmo gia lieti e gaudiosi se potessimo accontentarci ( si fa per dire ) dei
“ pacta servanda “ che in molte occasioni ufficiali o meno, ci hanno delineato quale popolo non dei “ Cesari “ ma di una eredità più vicina al simpatico “ Pulicenella “.
Ma la storia non è scherzosa e il satirico lo lascia ai trafiletti che l’ignaro e annoiato alunno non andrà certo a cercarsi su quel libro sempre più di Stato sempre meno suo e della sua gente.
Ed è in vece a codesta considerazione che ci sembra opportuno ripercorrere per sommi capi è ovvio, le tappe che portarono uno Stato fondato sul complotto giudaico carbonaro
( di certa carboneria facile più che – come sostengono i minuti profani – di certa massoneria regolare e Universale ) alla scelta della defezione fatta da chi questa terra mai sarebbe spettata: il re Sabaudo.
L’ignobil che era entrato nella Roma Sacra e Papalina attraverso un gruppo di scalmanati bersaglieri; che aveva abbindolato l’eroe Garibaldi con la prodezza e la falsità di un Cavour, morto per “cause ignote “ e in giovane età, che era salito al trono per grazia di quattro cinque rabbini Torinesi che gli avevano pagato debiti anzitutto, spese superflue e una sgangherata campagna militare degna di una armata Brancaleone
( guardate poi la fatidica impresa dei mille cos’altro non è … ) che aveva dato al presunto popolo Italiano la Costituente ( del tutto simile a quella che già nella Grande Germania e in altri paesi dell’ Europa da mano Romana civilizzata esisteva ), che altresì aveva lasciato come eredita consanguinea un nano minuto e schivo dotato di una grande donna con un grande cuore e una capacità di regere un popolo in declino ( la regina Elena ), ecco che, l’ultimo atto si recita quando l’esserino venuto dallo spazio Sabaudo, complottando con gli ori Americani e con pregiati monili e spezie Inglesi, svende quello che non gli è mai appartenuto: l’Italia !
E lo fa compiacendosi di un maresciallo dell’ ultima ora, di liberali in cerca di fortuna dopo un ventennio di costrizioni seppur di stabilità, e di eserciti di cafoni che avevano capito che si sarebbe di li a poco avvicinata la loro era: l’era del bronzo !
Ma non tutti erano pronti a tradire; non tutti per Giuda e per l’oro si sarebbero venduti.
E quelli che non l’hanno fatto hanno reso alla storia l’ennesima beffa; la beffa di chi è beffeggiato dalla Maestra che or’ora, ancora è di proprietà di certi colonizzatori neocons filo- Israeliti che guardano alle loro disgrazie commettendone di più efferate rispetto a quei popoli di cui ora sono loro gli occupanti.

Basta cambiare un simbolo e la Storia – SEPPUR MEDESIMA – cambia.
Basta una stella per una croce e si hanno buoni o cattivi; alla mercè di chi acquista perché nell’ era dei Comitati di Liberazione Nazionale l’obolo e solo esso, è il sacro Totem !
E Salò ? l’ennesima diavoleria di quei satanassi che non volevano mollare come incauto aveva invece fatto il prudente Re certo di tornare ad infangare con i suoi successori i nostri mari e le nostre terre.
Del resto piazze e vie a parte tutto, i Savoia le hanno conservate; ma è roba dei giorni che coi sia ancora gente che discuta sulla giustezza o meno di una piazza dedicata anzitutto ad un poeta e letterato quale Gabriele D’Annunzio che si macchio di una forma di Pre Fascismo San Sepolcriano.
E non c’è da meravigliarsi se gli Italioti preferirebbero – come fece Tal Presidente della repubblica baciandone schifosamente le esequie mortali – intitolare una piazza al Maresciallo Tito più che a Rodolfo Graziani.
L’erba del vicino è sempre più verde e rigogliosa; forse perché è maggiore lo spargimento di globuli rossi e bianchi lì dove ora nasce la gramigna dell amnesia perenne …
O si eleva all’ ennesima potenza tutto ciò che ormai più estero non è, o si lascia perdere davvero tutto confinandosi nel dimenticatoio che eviterebbe di gran lunga di farci vedere questo ciclo assurdo di macellati e macellai dalle “ parannanze “ sporche di sangue di vitellini.
Ma tutti i panni sono sporchi “ fortunatamente “; anche se dubito che qui nell’ Italietta borghese 2 non donna doi province ma bordello “ qualcuno li abbia mai davvero lavati.
E quale tipo di ammorbidente è stato usato ? quello di chi sapeva ma taceva, di chi avrebbe voluto ma non ha potuto perché profumatamente pagato dal momento e dal suo potentato.
Quale Storia figlia del Tempo e non dell’ autorità se per ben 50 anni di imperfetta democrazia mi hanno insegnato che i nati dal 1977 in su possono anche morire tra il precariato e il burocratese Prussiano e Galoppante ?
I Nostri cari, dolci “ fragili “ nonni ci hanno raccontato di una guerra; una guerra fatta di piombo e ferro e macerie.
Noi di risposta racconteremo forse ai nostri nipoti di una guerra fatta tra le scartoffie della Regione Lazio attendendo invano un posto come supplente nell’ attesa non veniamo colti da un ictus tra un ricorso di un concorso e una domanda per un pezzo di carta igienica.
Con la quale pulirmi il culo come sto facendo – in maniera del tutto signorile – ora con il mio pezzo di carta Laurea che attesta che sono felicemente inquadrato nella qualità Storico, sinottico, teoretica del Regime che non è !
E se mi azzardo tra i “savi “ o gli “ stra Ordinari “ professoroni a dire “ la mia 2 che troppo non è, beh vi assicuro che non so neanche se avrò in questo paese “ meravigliosamente democratico “ un posto tra i più screditati dove occupare il mio tempo sperando iin una frugale ed improbabile diaria …
Il Batt.ne Barbarigo così come tanti reparti della Decima mi ricordano che davvero si può morire da Italiani perrchè prima si è vissuto come esemplari cittadini del mondo.
E all’ ignobil figlio di una catena che ha inizio l’otto di settembre grido “ Muia il Cagoja ! “ e a chi la pensa come me e con me non posso che rigirare una Cameratesco BENEAUGURANTE !!

Ai migliaia di morti della Decima e a chi ne testimonia con tanti soprusi e difficoltà le vere gesta storiche; al camerata Emilio Maluta (www.decima-mas.net ) è dedicata questa piccola digressione

Cristiano Turriziani